E’ stato presentato ieri mattina a Palazzo delle Aquile il bando di gara per la progettazione di un percorso di luci che accompagni l’itinerario arabo-normanno UNESCO.
Il concorso di progettazione ha lo scopo di “delineare un concept di illuminazione che abbracci sia l’ambito pubblico che quello artistico e ambientale, e che renda intellegibile la città storica e crei connessioni tra tutti gli elementi che costituiscono questo sistema complesso, con particolare riferimento alla relazione tra antico e moderno in una dimensione urbana contemporanea“.
E’ richiesto l’utilizzo di tecnologie ICT smart per la sostenibilità ambientale ed il risparmio energetico.
Le luci d’arte dovranno “identificare univocamente l’itineario arabo-normanno che si caratterizza per l’unione di due culture opposte”.
La procedura sarà in forma anonima, e pertanto è stato deciso di nominare la commissione giudicatrice prima della pubblicazione del bando, al fine di evitare che emergano cause di incompatibilità e motivi di esclusione.
I monumenti oggetto del bando sono i seguenti:
– Palazzo Reale
– Cappella Palatina
– Cattedrale
– Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
– Chiesa della Martorana
– Chiesa di San Cataldo
– Castello della Zisa
– Ponte dell’Ammiraglio
Grazie a “Luci sull’arte” il percorso arabo-normanno acquisterà un valore artistico che possa rendere giustizia alla bellezza dei suoi monumenti.
Per la prima volta dopo tanto tempo si comincia a sottolineare l’importanza del “bello”, oltre che funzionale.
Non vediamo l’ora di vedere quale progetto verrà scelto dopo il concorso di idee.
Bellissima notizia. Speriamo non passi molto tempo prima di veder concretizzato tutto ciò, e speriamo sia solo l’inizio di una maggiore e più sistematica focalizzazione sul “bello”.
Finalmente!. Io accenderei le luci anche su Palazzo Di Giustizia, quella palazzina liberty di Piazza Virgilio, Porta Felice, la facciata della Stazione Centrale, le Poste di via Roma, Teatri Massimo e Politeama, il grattacielo INA e il grattacielo Sperlinga, il Charleston di Mondello e non avrei finito qui…
trovo molto più interessanti i monumenti al buio. lo sono stati per secoli. la mole delle cattedrali illuminata soltanto dalla luna o dalle candele o dalle stelle incuteva molto più rispetto per il bello. adesso viviamo in un’epoca disney.
spero che non esagerino e che lo spirito dei luoghi non venga tradito. certo ci sarà un modo più artistico di fare le illuminazioni, ed è forse quello che stanno cercando.
Il rischio “Disney” può essere dietro l’angolo, ma se si osservano i risultati ottenuti su molti monumenti in Italia e nel mondo da chi nella vita di occupa in modo specifico di questo tipo di interventi, vengono meno tutte le resistenze. I più bravi, pur non esagerando, riescono a valorizzare in modo sensibile i monumenti, le strade o la piazze sui quali intervengono. Questi, per esempio, sono certo che non farebbero mai ciò che si vede nella foto sopra, con la cattedrale illuminata in occasione di un festino di qualche anno fa. L’effetto è infatti troppo impattante, esagerato, confuso, senza criterio, snaturante: la cattedrale quasi non è nemmeno più riconoscibile per come la si vede di giorno. Dunque un risultato così non andrebbe bene. In genere, pur illuminando l’intero monumento, i bravi ligthing designers tendono a concentrarsi molto sui dettagli, e i risultati sono spesso eccezionali. Dunque ciò che conta è coinvolgere professionisti che sappiano ciò che fanno.
Giusto. Troppo impattante.
Quando dovevano scegliere i colori hanno scelto una prevalenza di giallo e il rosso, i colori della bandiera siciliana. La più impulsiva e più facile scelta per qualsiasi campanilista.
Spero non decidano di affibbiare simili scelte tascie per i monumenti oggetto del bando, ma che vadano più sull’artistico, atmosferico e il bello.
In questa iniziativa c’è un aspetto tecnico/tecnologico e c’è un aspetto estetico/compositivo delle luci ed è fondamentale che gli impianti tecnologici siano flessibili e facilmente modificabili.
Quando si vorranno riposizionare le lampadine lo deve poter fare una squadra del comune su progetto “estetico” di un architetto competente incaricato, limitando al massimo il bisogno un ulteriore bando di gare per la nuova installazione.
La figura professionale competente per questo tipo di interventi è il lighting designer. Molti per evitare il forestierismo preferiscono parlare di “progettista illuminotecnico”. È la stessa cosa. Chi svolge questa professione non si occupa semplicemente di illuminare in modo artistico i monumenti, ma di capire ed interpretare l’oggetto su cui operano valorizzandone il senso. Da questo punto di vista, come spiegano tutti i più famosi lighting designers del mondo, non esiste un problema di fantasia e creatività lasciate al libero arbitrio, ma una questione di interpretazione del monumento di cui esaltare la bellezza. Trattandosi di siti Unesco, mi auguro che intervengano figure con solida e riconosciuta competenza, insomma professionisti che si occupano specificatamente di questo tipo di lavori.
Davvero ottimo, ma spero che di pari passo si continuino a portare avanti i progetti per la sostituzione delle lampadine e lampioni cittadini. Ci sono diversi progetti in corso.
Per quanto riguarda la stazione centrale, chissà come hanno curato l’aspetto illuminazione nei lavori di riqualificazione.
Una bella iniziativa per sottolineare lo splendore dei nostri monumenti .. tuttavia la città rimane sporca, abbandonata all’incuria … sarebbe un peccato che i monumenti Unesco vengano illuminati “ad arte” e vedere poco distante da essi … spazzatura e discariche .. come avviene ancora adesso normalmente sotto gli occhi dei turisti .. per esempio a Ballarò .. una pessima immagine per la città …
In effetti per i mercati storici servirebbero progetti ad hoc. Al di là del recupero architettonico delle aree interessate, bisognerebbe anche trovare la giusta misura tra la regolamentazione e la spontaneità del contesto. A quanto mi risulta, finora nei mercati di Palermo tutto è sempre stato lasciato al caso. Eppure persino nei mercati storici di città come Istanbul esistono regole da rispettare relative, per esempio, al tendaggio, ai punti luce, all’organizzazione delle merci e al deposito degli scarti. Li ho visitati e ho riscontrato che, in quanto mercati pienamente arabi, presentavano tutte le caratteristiche di questi: vivacità, folla, colori, grida, profumi, confusione, ma anche decoro nonché una certa raffinatezza. Tutto ciò col fine di preservare la tradizione del “mercato-teatro all’aperto”.
Allora Athon Istambul sta messa meglio di Palermo … qui c’è solo caos, sporcizia e incuria … vogliamo parlare del famoso mercatino dell’usato (e del rubato) di corso Tukory, vicino San Francesco Saverio? I turisti camminano in mezzo alle discariche (visto con i miei occhi) … quindi che senso ha illuminare i monumenti se poi tutt’intorno trovi spazzatura, sporcizia, marciapiedi rotti ed erbacce?
in tutta la città c’è un problema di accessibilità degli spazi ai pedoni, ai disabili e ai ciclisti. varrebbe la pena spendere un sacco di soldi per rivedere tutti i marciapiedi e trasformarli in percorsi sicuri. e per farlo bisognerebbe anche rinunciare a qualche parcheggio, allargando i marciapiedi e dotandoli di piste ciclabili. in questa città c’è troppo spazio per le auto, e troppo poco per tutti gli altri. ecco perché ci sono discariche ovunque e i marciapiedi sono scassati. sono le auto a scassarli. per esempio, pedonalizzare un’area significa preservarla da spazzatura e traffico. sono le auto a scassare i marciapiedi.
quanto ai mercati dell’usato, è un problema di controllo del territorio che potrebbe essere risolto con le pedonalizzazioni. queste ultime impedirebbero ai camion di entrare ovunque e scaricare merce rubata, e consentirebbero ai mercanti regolari di entrare e uscire dal mercato in orari prestabiliti.
la ricetta è una miscela di pedonalizzazioni, piste ciclabili, tram (anello, passante, metro) e sanzioni a chi sporca.
PS: il tuo disgusto è legittimo ma non c’entra niente col tema delle illuminazione dei monumenti.
punteruolorosso c’entra eccome … e l’ho anche scritto .. E’ una splendida iniziativa, ma perché fare le cose a metà, in stile panormita? .. illumini i monumenti, ma attorno a questi stessi monumenti o a due passi da questi c’è sporcizia, incuria e degrado … che senso ha?
danyel, capisco ciò che vuoi dire. In parte ho condivisoparte dei tui assunti. Tuttavia trovo che il progetto di illuminare alcuni dei più importanti monumenti sia non solo di per sé lodevole ma che abbia anche un senso dal respiro più ampio.
È impossibile risolvere tutte le criticità in un solo colpo. Si deve necessariamente procedere passo dopo passo. Quando di fronte ad una cosa buona che si fa la si minimizza o la si giudica priva di senso chiamando in causa tutta una serie di altre cose che dovrebbero ancora essere risolte, si cade nel cosiddetto benaltrismo. È un recente neologismo che definisce l’atteggiamento di chi di fronte a qualcosa di nuovo e di per sé positivo, imposta la riflessione su assunti del tipo “ci vuole ben altro”, “prima di questo bisognerebbe fare qualcos’altro”, “ci sono altre priorità” etc…etc… Tale atteggiamento non è giudicato positivamente da politologi e sociologi, perchè può configurarsi come l’anticamera del disfattismo e dell’immobilismo.
Per quanto riguarda il “respiro più ampio” a cui accennavo, parto dal presupposto che più si crea decoro e bellezza, più si viene sollecitati a procedere su quella strada, e decoro e bellezza aumentano poco per volta per “contagio”. Si vuole recuperare una periferia degradata? Vi si crei o si valorizzi un’importante opera d’arte, e piano piano l’effetto tenderà ad estendersi al “deserto” che la circonda. Un esempio tra tanti è la Torre Agbar di Barcellona: sorse in una brutta periferia; negli anni attorno aumentò il verde; poi sistemarono i punti luce; poi recuperarono alcuni edifici e ne demolirono altri, poi sistemarono le pavimentazioni etc.. etc… Il risultato è che oggi in quella zona un tempo degradata c’è più decoro.
…e tutto ciò che ha riguardato la Torre Agbar non è successo in un solo colpo ma si è dispiegato nel corso di almeno una decina d’anni, e tuttora quella zona, in parte ancora degradata, continua a migliorare.
….illuminare in maniera adeguata i monumenti è una cosa positiva, ma ovviamente sarebbe MOLTO, MOLTO più importante restaurali come si deve… e mi viene in mente il Palazzo dei Normanni… il Teatro Politeama… etc….etc…
….in questa città ci sono troppi monumenti in cattive condizioni…prima di illuminarli sarebbe bene restaurarli…
…..ma cerco di essere più chiaro… se un condominio intero comprende che c’è la necessità di rifare la facciata di un palazzo, di certo non spende soldi per fare l’illuminazione notturna del palazzo malridotto… la stessa saggezza che è tipica dei condomini privati mi auguro che possa divenire una caratteristica del settore pubblico….settore troppo spesso mal gestito…
Qui un articolo del gennaio 2016 in cui si parla di un progetto da 3 milioni di euro per il restauro del prospetto del Palazzo Reale sul lato di Piazza Indipendenza: http://gds.it/2016/01/09/palazzo-reale-piano-per-restaurare-la-facciata_459451/ . Se ne sa qualcosa?
Qui invece un articolo del novembre 2016 in cui si annunciava entro la fine dell’anno il via agli appalti per il restauro del Teatro Politeama: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/11/24/news/tre_milioni_per_i_restauri_del_politeama-152708250/. Qui un altro articolo in cui si fa riferimento al 2017 come ad un anno decisivo: http://palermo.meridionews.it/articolo/50364/teatro-politeama-il-2017-sara-lanno-che-verra-previsto-il-restauro-di-tre-facciate-esterne/. Novità?
Cari friz, concordo pienamente. Alcuni di questi monumenti del percorso Arabo( ?)- Normanno avrebbero bisogno di restauri, più o meno urgenti. Inoltre , sarebbe stato interessante includere in questo percorso ( notoriamente molto parziale) altri monumenti come il CASTELLO DI MARE DOLCE O DELLA FAVARA, La MAGIONE, la CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI LEBBROSI, PALAZZO DELL’USCIBENE ecc.ecc. . Per ultimo vorrei ricordare le TERME DI CEFALA’ DIANA l’unica testimonianza realmente araba ancora esistente .
P.S. Vorrei ricordare un articolo di MobilitaPalermo del 13/06/2016 “L’itinerario arabo normanno dimenticato: guida ” alternativa”
Belfagor, hai ragione circa i siti che menzioni e che non sono stati inclusi nel gruppo dei monumenti Unesco. È stato spiegato che, almeno attualmente, non rispettavano a pieno i criteri Unesco. Difficile scendere nel dettaglio delle motivazioni perchè, evidentemente, sono questioni tecniche di cui hanno competenza gli “addetti ai lavori”. Ad ogni modo, per alcuni dei suddetti siti qualcosa si può intuire, per altri invece le ragioni restano oscure.
Per esempio, il Castello di Maredolce necessita ancora di essere pienamente recuperato assieme al contesto in cui è inserito; la Magione è stata in gran parte ricostruita dopo i danni della Seconda Guerra Mondiale, quindi è a cavallo tra l’essere autentica e l’essere un falso storico; la Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi fu interessata da importanti restauri all’inizio del XX secolo ( la cupoletta rossa, per esempio, non è originale); lo stato attuale del Palazzo dell’Uscibene, tuttora “attaccato” ad un edificio abusivo, è una delle vergogne più grandi; l’area attorno alla Cuba va recuperata ( è assurdo che un tale monumento sia all’interno di una zona militare); poi abbiamo la Villa di Napoli, seicentesca ma che ingloba la Cuba Soprana, e la Cubula ( tutta l’area del “Genoardo” andrebbe recuperata); la Chiesa di Santa Maria Maddalena con la vicina Chiesa di San Giacomo dei Militari, perfette ma inaccessibili perchè all’interno dell’area militare “Dalla Chiesa” in Corso Vittorio Emanuele ( di nuovo vergogna); i Qanat, non ancora sufficientemente studiati e poco accessibili (c’è ancora molto da portare alla luce).
Per i seguenti monumenti invece le ragioni della mancata inclusione nel sito Unesco sono davvero difficili da cogliere: le Terme di Cefalà Diana (l’unico esempio perfettamente consevato nell’intera Sicilia), la Chiesa dei Vespri o del Santo Spirito ( all’interno del cimitero di Sant’Orsola), la Cappella dell’Incoronata e la Chiesa di Santa Cristina la Vetere (tra le più antiche di Palermo).
Comunque l’Unesco prevede che un sito già riconosciuto possa sempre essere ampliato in futuro. È già accaduto molte volte, per cui anche la lista dei monumenti Patrimonio dell’umanità di Palermo potrà essere allungata. Qui in Sicilia, per esempio, ormai da anni si attende di incrementare il sito “Città tardo barocche del Val di Noto” con l’aggiunta di Acireale, Ispica e Mazzarino, che allora non fecero in tempo a presentare tutta la documentazione necessaria.
Qui a Palermo, subito dopo il riconoscimento Unesco, si è discusso circa la possibilità di avanzare nuove canditature, in particolare “Palermo barocca e gli stucchi del Serpotta” e recentemente “Monte Pellegrino e le Grotte dell’Addaura”. Per il Patrimonio orale e immateriale invece “Il Festino di Santa Rosalia”. Tutte queste proposte sono valide, ma ritengo che, contemporaneamente, occorrerebbe continuare a focalizzarsi sul sito arabo normanno puntando al suo ampliamento.
Athon, hai perfettamente ragione . Alcuni siti sono stati esclusi senza un reale motivo. Ho avuto l’impressione che l’elenco “ufficiale” non sia stato redatto da persone esperte ma semplicemente andando a consultare qualche guida turistica. Infatti tali monumenti fanno parte del normale tour dei visitatori. Credo invece che questa importante opportunità doveva servire principalmente per far conoscere al visitatore monumenti poco visitati perché fuori dai normali circuiti turistici. Per quanto riguarda la possibilità di avanzare nuove candidature, la cosa è certamente interessante. Il barocco palermitano è da valorizzare e salvaguardare, soprattutto gli stucchi dei Serpotta. Mi lascia molto perplesso l’ipotesi Monte Pellegrino, visto il grave pericolo di frane e il “Festino” che da qualche anno ha perso molto del suo antico splendore. Ormai sembra una sagra paesana di pessimo livello. Invece sarebbe interessante proporre “il Liberty a Palermo”. La nostra città è stata , dopo Parigi, il luogo dove tale movimento artistico si è particolarmente sviluppato, grazie a grandi architetti come i Basile e a grandi imprenditori come i Florio. E’ vero che gran parte delle ville e dei palazzi sono stati distrutti dalla mafia durante il famigerato ” Sacco di Palermo” ma ciò che rimane è di altissimo livello, anche se in pessime condizioni, e meriterebbe di essere conosciuto dai visitatori e salvaguardato. Ma forse tale periodo storico , uno dei più belli per la nostra città, per qualcuno è meglio che rimanga nell’oblio.
…….sì….l’itinerario LIBERTY a Palermo sarebbe una gran cosa…. e in quanto al festino rimango scettico… a mio avviso è qualcosa di poco sentito e viene tenuto in vita in maniera artificiosa…. si può parlare quasi di accanimento terapeutico…. il festino non è ne carne ne pesce… non è una festa religiosa, ma neanche una festa pagana…. per come lo vedo io è un grande sperpero di danaro pubblico, niente di più…. gli stessi soldi potrebbero essere usati per dare visibilità internazionale a Palermo cercando di creare qualche GRANDE evento con cadenza annuale…. non dico necessariamente qualcosa all’altezza del Festival di Cannes o della Biennale di Venezia…perchè comprendo che ci vorrebbero troppi soldi, ma bisognerebbe creare qualcosa di certo più interessante rispetto al festino… dal mio punto di vista sono soldi usati in maniera pessima….
…..e dubito che da lassù Santa Rosalia segua con grande interesse il festino… i babbaluci… il carro…. e i fuochi d’artificio… e se non se ne interessa lei, figuriamoci io…
….ma TORNIAMO AL LIBERTY…. la mia speranza è che prima o poi qualche privato illuminato possa avere la fantasia di offrirsi di ricostruire le ville liberty distrutte…. e sarebbe bello vederle sorgere una accanto all’altra…. perchè ovviamente nelle zone in cui furono distrutte ora al loro posto ci sono dei palazzi…. a mio avviso sarebbe bene fare di necessità virtù…. in altre parole se un gruppo di imprenditori chiedesse al comune di poter usare una zona del centro ricoperta di catapecchie, magari si potrebbe radere tutto al suolo e in cambio i privati in questione potrebbero costruire e RESTITUIRE alla città le copie di quelle ville liberty…ed ovviamente quei privarti poi ne sarebbero proprietari…. l’idea di farle sorgere vicine tra loro e in un luogo diverso da quello originale dovrebbe essere vista come un’opportunità per migliorare la parte più degradata e triste del centro storico…. non dovrebbe essere vista come una sconfitta, ma come una grande opportunità…. del resto dopo la guerra in tante città, in particola modo estere, si è deciso di ricostruire da zero degli edifici aventi un certo valore artistico…. e se anche gli edifici in questione venissero ricostruiti in posti diversi da quelli originali non vedo perchè mai dovrebbe essere un problema…. l’unico problema è quando certe cose vengono perse per sempre….
P.S ….di certo ci saranno foto di repertorio che ritraggono gli edifici in questione… o forse quadri… o disegni…. in altre parole sarà in qualche modo possibile ridisegnarli e ricostruirli….
P.S2 ….quando dico che confido nell’iniziativa privata per vedere risorgere a Palermo certe ville liberty lo dico perchè sono realista… non ritengo il comune di Palermo all’altezza di ricostruire da solo le ville e gli altri edifici Liberty… ma se intervenissero i privati…. chissà…. ….Vucciria docet…..
Buona serata a tutti!!!
Friz, a novembre del 2015, gli architetti Giulia Argiroffi e Danilo Maniscalco proposero la ricostruzione di Villa Deliella. Vennero raccolte numerose firme, tra cui quelle di Vittorio Sgarbi, Aurelio Pes, Cesare Ajroldi, Iano Monaco, Simonetta Agnello Hornby, Damiani Almeyda etc…etc… L’investimento sarebbe dovuto consistere in circa 5 milioni di euro. La realizzazione del progetto sarebbe in sé fattibile perchè si hanno a disposizione i disegni originali dello stesso Basile. Inoltre al di sotto del piano stradale esistono ancora le fondazioni e il piano cantinato. Il Comune allora si mostrò interessato al progetto e si pensò, eventualmente, di destinare l’edificio a sede museale del liberty.
Io sarei decisamente daccordo. Ricostruire l’icona liberty, per di più nel sito originale, sarebbe un gesto di fortissimo valore simbolico per la città e la sua storia, quasi un risarcimento tardivo alle ferite inflitte a Palermo.
Purtroppo, dopo il clamore iniziale, il progetto sembre essersi arenato.
Recentemente i due architetti che proposero la ricostruzione della villa hanno lamentanto la scarso appoggio da parte della politica: http://palermo.meridionews.it/articolo/50525/villa-deliella-progetto-per-restauro/ .
Ciò che non spegne del tutto la speranza che l’edificio liberty venga ricostruito è la constatazione che tuttora non manca chi insiste per la sua ricostruzione. Qui un esempio: http://www.ilsicilia.it/riaprire-il-dibattito-sulla-ricostruzione-di-villa-deliella-per-rimarginare-questa-ferita/
Il fatto è che l’Unesco, ormai da parecchi anni, non accetta più la candidatura di interi centri urbani del tipo “Città di Verona”, “Venezia e la sua laguna” oppure “Centro storico di Napoli”, come si faceva qualche decennio fa. In rapporto ai centri cittadini vengono prese in considerazione soltanto candidature tematiche nella forma di “itinerari”. Per Palermo, città profondamente stratificata e dalla mille sfaccettature, è un’ottima opportunità. Infatti la nostra città in futuro potrà essere “Unesco” per più di un circuito. Spero che l’itinerario arabo normanno, da incrementarsi, sia solo il primo dei siti Unesco di Palermo.
Oltre la Palermo barocca, come giustamente porti ad evidenza, abbiamo anche quella liberty. Per quanto riguarda il Monte Pellegrino, l’importanza di questo è dato non soltanto dai graffiti dell’Addaura, considerati un unicum nel panorama mondiale, ma anche dal valore simbolico e spirituale che, già a partire dall’epoca rupestre, ha poi sempre avuto: il mito fa risalire a Saturno la fondazione del “castello di Cronio” alle pendici del Monte; in epoca punica fu sacro a diverse divinità femminili della fertilità; nel periodo bizantino è documentata di una piccola chiesa con un quadro dedicato alla Madonna; a partire dal V secolo d.C. il Monte Pellegrino divenne meta di decine di eremiti che scelsero questo luogo isolato come proprio ritiro spirituale etc…etc… Sono ancora molte le cose che fanno del Monte Pellegrino un “axis mundi”, un ponte che unisce la realtà terrestre e umana con il Divino. Insomma, è un vero e proprio Monte Sacro.
Scusa gli errori ma ho scritto velocemente. Comunque il Monte Pellegrino, il “più bel promontorio del mondo”, è molto più importante di quanto non sembri. Sono davvero tante le cose che si potrebbero dire in proposito. Una candidatura Unesco imporrebbe di risolvere tutte le criticità che lo caratterizzano attualmente.
Per quanto riguarda il Festino, non sono d’accordo sulla mancanza di valore ed importanza di questo. Non andrebbe minimizzato. Va semmai restituito lustro alla grande festa palermitana. Tuttavia di per sé, il “Festino”, in quanto momento carico di valore etnologico e dalla secolare tradizione, possiede quella rilevanza richiesta dai criteri per l’ammissione nel Patrimonio Orale e Immateriale dell’umanità. Anche in questo caso, la candidatura Unesco potrebbe configurarsi come il giusto imput utile a vivificare il Festino, restituendovi il fasto e il lustro di un tempo, nonché a dotarlo di un’importanza riconosciuta anche al di fuori dei confini palermitani.
Si. Francu u vastiddaru e lo stigghiolaro del cavalcavia dei Pagliarelli irinerario Unesco. Io al posto costro non farei il provinciale.
Orazio, la lista Unesco dei “Patrimoni orali e immateriale dell’Umanità” è cosa ben diversa dalla lista dei siti “Patrimonio dell’umanità”. Qui non si parla di “itinerari”. La casistica include, tra altre cose, “eventi rituali e festivi” fortemente localizzati. Sono molte le celebrazioni con base religiosa o meno che sono già state incluse nella lista Unesco. Per l’Italia l’inserimento più recente è stato “Celebrazione delle grandi strutture processionali a spalla” che include quattro feste religiose cattoliche italiane: la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, la Festa dei Gigli di Nola, la Faradda di li candareri di Sassari e la Varia di Palmi ( qui stupisce l’assenza della “Vara di Messina”, più antica di quella di Palmi e che venne imitata solo in secondo momento dalla cittadina calabrese).
Provinciale, a mio avviso, è chi pensa a cose newyorkesi o londinesi e con un vago senso di inferiorità non riesce a cogliere, o minimizza, la ricchezza della propria identità. Provinciale è chi sente di vivere in provincia e tende ad individuare “ciò che vale” soltanto altrove. Il Festino, celebrazione di un’intera comunità che dura ormai da quattro secoli, su cui letterati italiani e stranieri hanno scritto profusamente, su cui si sono soffermati antropologi ed etnologi, che è stato immortalato da innumerevoli testimonianze litografiche e pittoriche, e che si arricchisce di ulteriori tradizioni orali più particolari come “I Triunfi”, ha un enorme valore. Chi ha suggerito di inserirlo nella “tentative list” dell’Unesco ha fatto bene. Sono un appassionato di beni Unesco e conosco abbastanza bene i criteri per l’inserimento nelle diverse liste ( oltre a quella dei “Patrimoni dell’Umanità” e dei “Patrimonio orali e immateriali” ne esistono altre). Ti garantisco che il “Festino” ha tutte le carte in regola, più di tanti altri “beni” del mondo già riconosciuti, per essere preso in considerazione dall’Unesco.
Semplicemente volevo dire che il festino non mi pare rappresentare un “patrimonio”‘ visto che mi sembra una festa tanto per farla. Non conosco un palermitano, uno, che partecipi costantemente nel tempo al festino. Semmai pensa a Sant’Agata a Catania o a Santa Lucia a Siracusa, e pure a Messina, come tu hai detto.
Ma tant’e’, sono parole in liberta’ le nostre.
A mio avviso, senza nulla togliere al fascino, al significato storico ed antropologico del Festino, credo che esistano, rimanendo nell’ambito del territorio siciliano, imponenti feste e ricorrenze, di antica origine, più sentite e partecipate dalla popolazione rispetto al Festino, direttamente organizzate dai cittadini tramite associazioni, confraternite, congregazioni, comitati, ed, in questo senso, più spontanee e vicine al sentire del popolo. Oltre a quanto citato da Orazio, vorrei ricordare anche le Settimane Sante di Enna, Caltanissetta e Trapani, ma la lista potrebbe essere veramente lunga, considerato che, come ci insegna Pitrè, la Sicilia è pregna di tali manifestazioni popolari.
Mi correggo: per l’Italia l’inserimento più recento è stato “Tecnica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria”. Le Strutture processionali a spalla è stato il penultimo.
Ciao Athon…. e buongiorno…. capisco il tuo punto di vista riguardo al festino…. e in parte condivido quanto hai scritto, ma solo in parte….
….dubito che una festa “religiosa” sia il miglior modo per “pubblicizzare” una città…. che piaccia o no, la religione non unisce, ma divide…. i musulmani e i buddisti non amano le usanze cattoliche… e addirittura sempre in ambito cristiano, gli evangelici e i Testimoni di geova, non stravedono per certe “feste” cattoliche… per questo dico che il Festino non sia il miglior modo per dare visibilità internazionale a Palermo… inoltre ti assicuro che ci sono tantissimi cattolici (e ne conosco diversi!) che non impazziscono per il festino, in quanto lo ritengono un evento pagano o quasi…
Detto questo, riconosco che molte tue argomentazioni restano valide….
Friz, qui non si parla di festa religiosa o meno. Si fa semmai riferimento ad una tradizione di interesse etnologico. Sono molte le celebrazioni in giro per il mondo ricosciute dall’Unesco. In cosa le celebrazioni per la festa dei morti in Messico ( già tra i patrimoni orali e immateriali) avrebbero più valore del Festino? Perchè sì alla rappresentazione dei Misteri di Elche in Spagna mentre per il Festino no? In cosa la “festa degli antenati” nella Corea del Sud, con base confuciana, sarabbe più valida del Festino? Perchè la Festa di Santa Rosa a Viterbo è già “Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità” mentre la proposta di avanzare la candidatura del Festino fa starcere il naso a qualcuno?
Qualcuno ha fatto riferimento all’essere provinciali. Invito a riflettere su che cosa significhi e cosa implichi l’essere provinciali. Il vero provinciale, non consapevole di esserlo, è chi ama la bombetta inglese e detesta la coppola, giusto per suggerire l’idea.
Visto che il discorso si è spostato sui “Patrimoni orali e immateriali”, colgo l’occasione per dire come attualmente siano già in fase avanzata le candidature di due “beni” siciliani: “Tecnica tradizionale della produzione del cioccolato di Modica” e “Carretto siciliano”.
Ciao Athon… capisco il tuo punto di vista e in parte lo condivido… e comprendo che tentar (la candidatura Unesco!) non nuoce… e perchè no… magari va bene… in fondo sarebbe una cosa positiva….
…..però con la stessa sincerità ti dico che un turista che va a Lourdes probabilmente rimane positivamente colpito e difficilmente dimenticherà l’esperienza…. ma un turista che va la festino di Santa Rosalia probabilmente ne uscirà fuori senza aver capito bene cosa è accaduto… e ovviamente in un’esperienza simile di “spirituale” c’è molto poco… e a mio avviso anche di artistico c’è molto poco… e purtroppo anche a livello di intrattenimento c’è molto poco… nel senso che è sicuramente è più divertente andare al Cous Cous Fest di San Vito…
Ben venga una eventuale candidatura in tal senso del Festino, ma la mia speranza è che negli anni futuri per questa manifestazione possano essere spesi meno soldi… e che i soldi spesi siano più proficui… e mi auguro che con i soldi risparmiati possa nascere una qualche manifestazione (non legata alla religione!) che possa dare visibilità a questa città… perchè sappiamo tutti benissimo che Manifesta è arrivata fino a noi per un colpo di fortuna… e sappiamo anche benissimo che riguarda solo il 2018…. e dal 2019 in poi, se Palermo non verrà governata in maniera diversa, si tornerà alla solita OSCURITA’ DEGLI ULTIMI 100 ANNI….
Vedi Athon, non voglio enfatizzare solo i problemi di Palermo, ma non mi va di fare finta che ad oggi questa città viene governata bene…. diciamola la verità…. sono certo che Palermo meriti molto, molto di più della sua attuale classe politica…. rispetto il tuo punto di vista, e non vorrei di certo che Palermo fosse Parigi, New York, Milano o Londra, però mi fa rabbia che quelle città crescono e sono proiettate verso il futuro e noi invece nel 2017 siamo ancora fermi al tram… siamo fermi alla “capitale” della cultura italiana… e alla “capitale” dei giovani… che se ne scappano all’estero…..
Friz, torno a dire che l’eventuale valore che potrebbe essere riconosciuto dall’Unesco al Festino non poggerebbe sulla sua “carica spirituale” (che non c’è se non in rapporto al rimarcamento identitario di una comunità) o sul fatto di essere o meno un momento di intrattenimento e quindi riuscire a divertire i visitatori. I parametri adottati dall’Unesco non sono questi. Il Cous Cous Fest di San Vito è solo una manifestazione estiva, magari divertente e partecipata ma senza alcun valore rilevante secondo i criteri Unesco. Il paragone col Festino. dalla secolare tradizione e con forte valenza simbolico-identitaria, non si pone.
Io spero dunque, invece, che il Festino possa diventare sempre più curato ed importante. Fa parte dell’identità di Palermo. Una qualsiasi comunità dimentica di se stessa, non va da nessuna parte.
Beh, Friz, ma quale festa del cristianesimo è originale e non in realtà recuperata dalla religione precedente per facilitare ai tempi l’assimilazione della nuova e cancellare i ricordi della vecchia?!
Le tue osservazioni le condivido, ma nel contesto di una discussione sul valore della religione nella vita moderna…
Il Festino c’è ed esiste perchè è una tradizione (uso non a caso questo termine sottolineando che la Corte di Giustizia Europea così ha definito la religione nella società italiana, ma è esattamente quello che la religione non è! Ma scadiamo in temi etnologici, sociologici e culturali più ampi…) e in quanto tradizione andrebbe preservato
…..probabilmente non sono stato molto chiaro… mi capita a volte…. io non dico che si debba cancellare il festino, dico solo che si potrebbero spendere un po meno soldi per quell’evento, e magari, con i soldi risparmiati, si potrebbe provare a creare un evento pubblico capace realmente di dare visibilità nazionale e internazionale a Palermo….
…in quanto al “discorso” Unesco relativo al festino, che ben venga… ma a mio avviso si dovrebbe incominciare a parlare SERIAMENTE del percorso Unesco relativo al LIBERTY a Palermo…. quello sarebbe veramente importante per tanti motivi… e uno di questi è che con una candidatura di questo tipo verrebbe spontaneo riaprire il “dibattito” relativo all’eventuale ricostruzione di alcune ville liberty ormai purtroppo andate….
….infatti, nelle città serie (e Palermo politicamente parlando negli ultimi decenni lo è stata poco!), quando viene demolito un monumento, a causa della guerra, o a causa dell’idiozia umana (come nel nostro caso), si valuta anche la possibilità di ricostruire il monumento in questione da zero…. ma purtroppo a Palermo, anche per colpa di una classe politica inadeguata, questo “dibattito” non ha mai portato a nulla di costruttivo…. ma penso che, inevitabilmente, se l’Unesco approvasse un tale percorso a Palermo, questo dibattito, malgrado gli evidenti limiti della nostra classe politica, potrebbe portare a qualcosa di produttivo…. o almeno si spera…
P.S ….e aggiungo che sarebbe importante ricostruire alcune di quelle ville liberty a prescindere dal luogo… anche se fossero ricostruite in parti radicalmente diverse di Palermo a mio avviso non sarebbe grave… grave è il disinteresse ASSOLUTO della nostra classe politica al governo… una classe politica che non pensa ad altro che alle loro “belle” poltroncine, fregandosene della città….della sua storia… e dei suoi monumenti rasi al suolo….
Friz, niente impedisce di portare avanti più candidature se queste non riguardano la medesima lista Unesco. Si può lavorare alla proposta di inserimento di un altro sito nel “Patrimonio dell’umanità” e contemporanealmente all’inserimento di un “Patrimonio orale e immateriale” nella relativa lista. I percorsi, i tempi, i comitati promotori, le documentazioni richieste e le commissioni giudicatrici Unesco sono diversi.
Comunque puntare a valorizzare, migliorare, corroborare e promuovere ciò che già si possiede, e tra l’altro fa parte dell'”anima” (in quanto momento dell’identità collettiva) e della storia di una comunità, in questo caso l’evento “Festino”, è sempre una buona operazione, potenzialmente in grado di sollecitare altre cose positive. Se la figura di santa Rosalia, al di là delle questioni religiose, non fosse così importante in rapporto all’identità del territorio, non sarebbe sorto l’Itinerarium Rosaliae tra Santo Stefano di Quisquina e Monte Pellegrino, già percorso da decine di “viandanti” italiani e stranieri, con spirito religioso o solo per trekking. La definizione dell’Itininerarium Rosaliae ha poi dato un ulteriore imput allo studio e alla definizione delle Vie Francigene di Sicilia (Magna Via Francigena), con la messa a punto del primo tratto collegante Palermo ad Agrigento, anche questo già percorso da decine di viandanti sul modello del Cammino di Santiago, con tanto di documentazione finale che in Galiza è la “Compostela” e in Sicilia il “Testimonium”. Si spera che in futuro tutto ciò potrà crescere ulteriormente.
I tratti della propria identità vanno approfonditi, vivificati e rafforzati, non rifiutati o minimizzati. Solo allacciandosi alla propria identità, ci si può proporre efficacemente anche agli altri, che saranno mossi dalla curiosità di scoprire e capire cose per loro nuove, magari anche bizzarre ma certamente interessanti. Noi siciliani non abbiamo bisogno di imitare a pappagallo nessuno. Oltre ciò che già è conosciuto, resta ancora un incommensurabile patrimonio da rivelare al mondo. Riveliamolo, non cancelliamolo.
Mi si perdoni qualche errore.
…..beh…. direi che come al solito ci siamo capiti… condivido quanto hai scritto…ciao e buona serata!
Guarda, secondo me se Palermo valorizzasse il periodo del Liberty vincerebbe a mani basse!
Comunque all’Unesco non interessano né le questioni religiose in sé ( se non come espressioni di una cultura) né la promozione delle città. L’Unesco è un’ organizzazione delle Nazioni Unite nata per riconoscere e dunque preservare il patrimonio monumentale, storico, ambientale, documentaristico ed etnologico dell’umanità.
Tutto questo è meraviglioso, ma perchè altri monumenti importanti, come la Statua della Libertà in piazza Vittorio Veneto, sono sempre al buio? Eppure quella è sede di manifestazioni, ricorrenze, però tutte fatte di giorno. Appena arriva il buio la piazza è pericolosamente al buio. Ieri sera e tutta la notte i quattro lampioni che la illuminano erano spenti, ma non si conosce il motivo. Troppo spesso ciò accade, forse non interessa a nessuno. Peccato!
Ciao Athon…. mi era sfuggito il tuo commento relativo alle ville liberty…. e mi fa piacere che ci sono altre persone che la pensano come me… ….non avevo letto gli articoli di cui hai fornito il link e riconosco che sono molto interessanti…
Ad ogni modo io non mi auguro solo la ricostruzione di quella villa Liberty, io mi auguro che grazie all’intervento di qualche privato possano rinascere diverse ville liberty…. e sarebbe meglio se fosse individuata una zona per ricostruirle una accanto all’altra….quasi a creare una zona con quello stile…. e credimi quando ti dico che non mi importa dove rinasceranno…. per me possono nascere anche dentro il Capo… o all’albergheria… o al posto di qualche catapecchia di Ballarò o del Borgo vecchio….o anche al posto del palazzo distrutto dentro la Vucciria…. o in qualunque altro posto… anche su via Messina Marine…. dovunque purchè sia a Palermo…. la città dove videro la luce….
Mi fa piacere che diversi intellettuali abbiano appoggiato questo progetto, e mi auguro che se ne aggiungano altri…. penso che potenzialmente ogni intellettuale non potrebbe che essere favorevole ad iniziative di questo genere…. non so se Camilleri sappia qualcosa di questa situazione, ma di certo l’appoggerebbe… lui come tanti altri… invece la cosa che non capisco è perchè i giornali che vendono di più in città (Giornale di Sicilia e la Repubblica) non facciano battaglie SERIE per appoggiare la ricostruzione delle ville Liberty… fanno un’articolo ogni morte di Papa e poi finisce li…. la rabbia nasce dalla certezza che a Milano, Firenze, Roma o Parigi avrebbero ricostruito tutto già da tempo, a Palermo invece non se ne parla neanche più…. o se ne parla poco…
Ciao Athon e stammi bene!!!